Osteoporosi: bifosfonati e fratture atipiche
Uno studio condotto in donne ultra50enni affette da osteoporosi, ha dimostrato che il rischio di frattura atipica di femore aumenta con l'impiego a lungo termine dei bifosfonati e in presenza di altri fattori di rischio ( etnia, bassa statura, peso elevato ). Tale rischio, tuttavia, sembra ridursi rapidamente dopo sospensione del trattamento con bifosfonati.
Inoltre tale rischio è ampiamente controbilanciato, con una proporzione di 35 a 1, dalla riduzione delle fratture da osteoporosi che si determina con l'uso di questi farmaci: tale rapporto diventa leggermente meno favorevole nelle donne asiatiche e nelle afroamericane.
I bifosfonati sono ampiamente utilizzati per la prevenzione delle fratture da osteoporosi, specialmente nelle donne in post-menopausa.
Questi farmaci esercitano due effetti: uno terapeutico di prevenzione delle fratture e l’altro iatrogeno, perchè possono causarne altre, denominate fratture atipiche.
Le fratture osteoporotiche portano notoriamente gli individui che ne sono colpiti a disabilità sostanziale e a molti decessi.
Molti studi hanno documentato la capacità dei bifosfonati di aumentare la densità minerale ossea e ridurre il rischio di fratture dell’anca e di fratture vertebrali.
Tuttavia, esistono alcuni gap di evidenza scientifica relativi alle fratture atipiche di femore, considerando la loro relazione con l’impiego dei bifosfonati, il gruppo etnico di appartenenza ed altri fattori di rischio.
Le fratture atipiche di femore sono fratture sottotrocanteriche o a livello diafisario che differiscono dalle tipiche fratture osteoporotiche femorali, localizzate a livello dell’epifisi prossimale del femore. Sono molto rare e completamente diverse per sede e per cause da quelle tipiche per le quali vengono utilizzati i bifosfonati.
Lo studio si è proposto di verificare l’esistenza di una correlazione tra l’impiego dei bifosfonati e le fratture atipiche femorali in quanto la correlazione osservata aveva indotto un eccessivo allarmismo che ha contribuito a ridurre l’impiego clinico di questa classe di farmaci.
Sono stati analizzati i dati relativi ad un’ampia coorte di donne ultra50enni negli Stati Uniti, affette da osteoporosi, e trattate con bifosfonati nel periodo 2007-2017.
Lo studio ha rilevato, nel lasso di tempo preso in esame, l’insorgenza di 277 fratture atipiche di femore.
Il rischio di insorgenza di queste fratture è risultato aumentato in relazione con la maggior durata del trattamento con bifosfonati.
Rispetto ad una durata d’impiego di questi farmaci inferiore a 3 mesi, è stato osservato un innalzamento dell’ hazard ratio ( HR ) di frattura da 8.86 ( nel periodo compreso tra 3 a meno di 5 anni di terapia con bifosfonati ) a 43.51 per almeno 8 anni di terapia.
Tra i fattori di rischio aggiuntivi di frattura atipica individuati sono stati segnalati: l’etnia ( hazard ratio di fratture atipiche pari a 4.84 nelle pazienti di etnia Asiatica rispetto a quelle di etnia Caucasica ), la bassa statura e il peso elevato.
Tale differenza tra etnie ha influenzato il bilancio rischio-beneficio del trattamento con bifosfonati e potrebbe avere un impatto nelle decisioni da intraprendere relative all’inizio e alla durata del trattamento.
Inoltre, l’età avanzata, le fratture pregresse e una ridotta densità minerale ossea, che rappresentano i fattori chiave per le fratture all’anca e di altre fratture osteoporotiche, non hanno aumentato in maniera sostanziale il rischio di fratture atipiche.
Al contempo, l’incidenza di fratture atipiche è risultata molto ridotta, mentre il bilancio rischio-beneficio, valutato in termini di effetti sulle fratture tipiche di fragilità osteoporotiche, molto più frequenti, ha evidenziato come le fratture atipiche insorte fossero decisamente molto meno frequenti di quelle tipiche prevenute con il trattamento con bifosfonati.
Tali risultati sono in linea con studi precedenti che avevano mostrato come il rischio assoluto di frattura atipica di femore sia molto basso rispetto a un più ampio numero di fratture che sono prevenute dai bifosfonati.
Lo studio ha documentato che il rischio aumenta in maniera significativa dopo 5 anni di trattamento. Di qui la necessità di rivalutare, in questa data, se sia opportuno ricorrere alla vacanza terapeutica da bifosfonati.
Dai dati si evince anche l’esistenza di una rapida reversibilità del rischio ( già dopo pochi mesi dalla sospensione dei bifosfonati il rischio di frattura atipica si riduce in maniera significativa ). ( Xagena_2020 )
Fonte: The New England Journal of Medicine ( NEJM ), 2020
Xagena_Medicina_2020